Oggi sappiamo che il nostro DNA non è una struttura rigida e immutabile che codifica in senso deterministico la costruzione di chi siamo, è piuttosto une entità plastica, che apprende dall’ambiente e che l’ambiente muta e condiziona nella sua espressione.
Oltre al cibo, all’acqua, all’aria e a tutti i fattori ambientali a cui siamo esposti, uno dei fattori epigenetici più potenti sono le emozioni, l’ambiente e il nutrimento emotivo appunto in cui siamo cresciuti e in cui viviamo. Le emozioni impattano su tutto il nostro essere e anche sui fattori di regolazione del nostro DNA. In particolare è il linguaggio dell’amore, che fin dalle origini della nostra vita, ha la più grande risonanza nelle nostre strutture biologiche e sulle molecole stesse che sono i mattoni del nostro organismo. Il linguaggio dell’amore è fatto di suoni, contatto, sguardi, volti, corpi e anime che sin dal tempo della gestazione dialogano letteralmente con la biologia.
Gli studi sul connettoma umano, ovvero sull’insieme delle reti neurali che costituiscono il nostro sistema nervoso centrale e rappresentano la complessità di chi siamo, mostrano che le esperienze emotive e relazionali della gestazione e dei primi anni di vita lasciano un segno anche nel nostro epigenoma. E a seguire tutte le esperienze affettive della nostra vita potranno interagire con esso e plasmarlo. Riparare le impronte dell’attaccamento precoce, riconnetterci alle memorie corporee, trasformare il vissuto della nostra eredità familiare e aumentare la nostra capacità di amarci e di amare sono ad oggi il più potente trattamento epigenetico di cui disponiamo.
La più grande lezione dell’amore è che l’amore esiste come forza fin nel profondo dei nostri elementi biologici, senza retorica, con la semplicità della forza vitale che anima ciò che è vivente.