1. Di cosa si parla?
L’analista emotivo-comportamentale applica una metodologia ideata dal prof. Paul Ekman con il seguente scopo e funzione: redigere un profilo dei soggetti con cui si interfaccia, identificando una serie di elementi in merito a quanto riferito e in merito alla persona stessa che lo sta riferendo, su base fenomenologica, quindi osservando i suoi comportamenti, e le emozioni provate mentre quelle cose vengono dette. L’attenzione viene focalizzata sulla comunicazione e sui cinque canali che si attivano spontaneamente mentre stiamo comunicando, canali di cui determinati segnali vengono considerati allo scopo di identificare le emozioni corrispondenti provate mentre si parlava, ed esplorando poi il perché e in relazione a che cosa quelle emozioni venivano provate.
2. Da cosa nasce?
Paul Ekman ha dimostrato l’esistenza di sette emozioni primarie aventi display cinesico-facciale universale. Ciò vuol dire che esistono sette emozioni che, strutturate su base evolutiva dunque per ragioni di sopravvivenza della specie, vengono espresse con una mimica facciale che è uguale per tutti gli esseri umani, prescindendo dal sostrato socio-culturale di appartenenza. Tale modello trova i suoi natali nella teoria evoluzionista di C. Darwin, la quale sostiene che tale peculiarità espressiva si è consolidata per queste emozioni primarie in quanto si sono rivelate necessarie allo scopo di preservare la specie umana nel corso del suo sviluppo.
Queste emozioni sono: felicità, rabbia, tristezza, disgusto, paura, sorpresa e disprezzo.
A ciascuna di queste sette emozioni corrispondono determinati movimenti dei muscoli del volto, i quali le identificano in modo peculiare. Tali attivazioni muscolari sono codificate nel FACS (Facial Action Coding System), scritto appunto da P. Ekman, W.V. Friesen e J.C. Hager.
Ekman ha inoltre scoperto le microespressioni, ossia espressioni facciali relative sempre alle 7 emozioni base, che però appaiono sul volto per un tempo che va dai 0.17 ai 0.25 secondi, in modo involontario e inconsapevole.
Altri studi stanno attualmente avvenendo allo scopo di identificare tratti universali espressivi anche di altre due emozioni quali la vergogna e il senso di colpa.
Ekman ha inoltre contribuito a specificare ulteriormente il modello della comunicazione proposto dalla scuola di Palo Alto e della pragmatica della comunicazione di Watzlawick, identificando cinque canali della comunicazione: stile verbale, contenuto verbale, voce, linguaggio del corpo, micro-espressioni facciali, ciascuno con caratteristiche associabili alle sette emozioni universali.
Il suo metodo si rivela efficace in quanto le emozioni primarie, ribattezzate “universali”, sono emozioni che noi non possiamo fare a meno di provare e, per via appunto della loro universalità espressiva, possono di conseguenza essere identificate con la presente metodologia, anche dall’esterno, con maggiore efficacia e attendibilità.
In questo modo l’analista emotivo-comportamentale può trovare degli indici reali e scientificamente validi che lo mettano in condizione di facilitare e accompagnare nel proprio percorso di consapevolezza emotiva la persona stessa che sta esperendo quelle emozioni; ossia può aiutare la persona a conoscere in modo più completo ciò che sta provando, nel tentativo di comprendere insieme perché e per chi o cosa.
3 . Come mai questo metodo viene applicato nella famiglia?
All’interno della relazione di coppia lo scopo diviene quello di offrire maggiore consapevolezza di alcune dinamiche che vengono attuate all’interno delle relazioni familiari e, una volta esplorate e verificate, portarle poco alla volta alla consapevolezza dei membri coinvolti per agevolare la focalizzazione dell’attenzione sui problemi sostanziali che emergono cercando di trovarvi una soluzione insieme.
L’obiettivo è dunque offrire spunti di riflessione su cui poter lavorare all’interno di un percorso di consulenza o di terapia familiare, aiutando a identificare in modo scientificamente attendibile, ma mai giudicante, lo stato delle attuali dinamiche relazionali.
4. Perché è utile?
L’analisi emotivo comportamentale è utile perché permette di conoscere e riconoscere meglio le nostre emozioni e soprattutto di dar loro un nome appropriato, permettendoci così innanzitutto di accettarne la presenza, di viverle, e di conseguenza cercare di gestirle con noi stessi e con gli altri membri della famiglia.
Conoscere le reali emozioni che mettiamo in gioco e che si attivano all’interno di una famiglia può permettere non solo di aiutare a risolvere eventuali conflitti, ma anche di prevenirli, di impedirne l’inasprimento, il permanere irrisolti o, come spesso accade, il restare falsamente risolti.
Ogni emozione ha la sua utilità. Non esistono emozioni di per sé disfunzionali. Disfunzionale al contrario può divenire il modo con cui le gestiamo, o meglio con cui loro possono arrivare a gestire noi.
5. In che modo viene applicato?
L’analisi emotivo-comportamentale è un procedimento semplice che si struttura in SEI FASI di base:
1) Un primo incontro di conoscenza della famiglia in cui l’analisi emotivo-comportamentale viene eventualmente proposta e dunque spiegata.
N.B. Il termine “primo incontro” è relativo alle fasi del metodo in quanto questo viene spiegato e approcciato dalla coppia per la prima volta, tuttavia l’analisi emotivo-comportamentale può essere proposta anche a trattamento già avviato come supporto alla famiglia e al terapeuta stesso.
2) Una seduta individuale per partner che verrà videoregistrata.
In questa seduta verranno proposte domande uguali, con opportune modifiche all’occorrenza, a entrambi i partner in merito a: se stessi, al perché hanno deciso di provare l’esperienza di una consulenza o terapia familiare, e naturalmente in merito alla relazioni interpersonali in corso.
N.B. È possibile che venga richiesta successivamente anche una seduta di gruppo dell’intera famiglia, sempre videoregistrata, ma la cosa è a discrezione del professionista in quanto ciò che si vuole raccogliere sono le emozioni provate dal singolo in merito alle varie relazioni, senza le eventuali difese o ostilità che possono essere attivate dalla presenza o dalle risposte degli altri membri della famiglia ivi coinvolti.
3) Esame video.
Il video delle sedute verrà esaminato da un analista emotivo-comportamentale, diverso da quello che ha condotto le interviste e che non avrà mai assistito a una seduta di terapia o consulenza della famiglia, al fine di rilevare i principali indici inerenti i cinque canali della comunicazione senza essere influenzato da precedenti rilevazioni o feed-back.
4) Discussione di quanto rilevato dall’esame video con l’analista emotivo-comportamentale che ha effettuato i colloqui.
I dati raccolti e le relative ipotesi vengono confrontate tra due analisti competenti in modo tale da avere un doppio raffronto che permetta una ulteriore precisione e accuratezza di quanto verrà restituito.
5) Restituzione individuale.
I risultati emersi e le relative ipotesi vengono restituiti individualmente e, previo consenso, all’intera famiglia contemporaneamente.
La restituzione non è un fenomeno passivo in quanto si punterà anche a esplorare il perché di quelle emozioni che potrebbero essere emerse e in merito a cosa si sente di averle provate. Questo perché la metodologia adottata vuole essere scientifica e la scienza procede per confronto e non per conclusioni.
N.B.Nel caso siano coinvolti minorenni, la restituzione al singolo avverrà se e come il terapeuta riterrà opportuno, tenendo conto dell’età del minore come anche della tutela del suo benessere psicofisico.
6) Restituzione in famiglia.
Previo consenso dei singoli, o obbligatoriamente in caso siano coinvolti membri minorenni della famiglia, i risultati individuali verranno quindi restituiti, in misura concordata con il terapeuta per quanto riguarda le figure genitoriali coinvolte, all’intera famiglia simultaneamente.
N.B. Nel caso in cui durante la discussione individuale dovessero emergere contenuti specifici altamente delicati, legalmente rilevanti o la cui restituzione nel gruppo familiare potrebbe comportare il rischio di danneggiamento psico-fisico di uno o più membri della famiglia, tale fase non avrà luogo. Nel caso in cui tali contenuti emergano da soggetti minorenni la restituzione ai genitori è vincolante, previ casi straordinari.
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