ISTDP (Intensive Short Term Dynamic Psychotherapy – PsicoTerapia Intensiva Dinamica Breve): la Medicina delle Emozioni.
Articolo di Erica F. Poli pubblicato nel numero speciale 50 “The Best of” di Scienza e Conoscenza. Si ringraziano Marianna Gualazzi e tutto lo staff di Scienza e Conoscenza.
Le emozioni rappresentano il tema più rilevante della medicina moderna. Stiamo vivendo una nuova era del paradigma medico e un profondo cambiamento nella cultura sanitaria. Oggi conosciamo con precisione la fisiologia delle emozioni e i devastanti effetti che ignorare il ruolo che la psiche gioca nei processi di guarigione a livello sanitario può produrre.
Moltissime ricerche di neurofisiolgia e neuroimaging hanno evidenziato che le emozioni sono eventi fisiologici con precise basi neurobiologiche e precisi percorsi di scarico a livello somatico, con altrettanti effettori a livello ormonale, enzimatico, neurotrasmettitoriale. In parole semplici questo significa che, ogniqualvolta un’emozione viene evocata nel nostro sistema, essa si traduce in una cascata di ormoni, citochine, neurotrasmettitori che dialogano con recettori posti sia sul sistema endocrino sia nervoso fino al sistema immunitario, dunque le emozioni sono effettivamente un ponte tra il mondo impalpabile della psiche e quello fatto di carne, ossa e sangue del soma.
Emozioni represse e malattia
Quando le emozioni vengono represse, si traducono in sintomi somatici e la salute globale dell’individuo può restarne coinvolta, in qualsiasi sistema, respiratorio, cardiovascolare, osteoarticolare e muscolare, gastroenterico, genitale, neurologico, dermatologico e così via… Le emozioni represse giocano un ruolo rilevante anche nell’incrementare il rischio di mortalità e l’insorgenza di patologie tumorali. Oltretutto il nostro cervello non è una struttura omogenea, ma presenta al suo interno diversi sistemi con precise organizzazioni anatomiche e funzionali, tra cui il cervello emotivo, rappresentato dalle strutture del sistema limbico: un cervello più antico, che condividiamo con tutti i mammiferi, che non utilizza le parole e il pensiero al pari della corteccia cerebrale, ma bensì le sensazioni, le percezioni fisiche e le immagini e lavora a livello inconscio.
Per questo è nata una nuova medicina, che fa appello più all’intelligenza del corpo che al linguaggio e ha cambiato il modo di vedere la malattia fisica, così come quello di fare psicoterapia, perché si è scoperto che la cura dei processi emozionali del paziente si dimostra risolutiva o altamente migliorativa in tutti i casi.
La PsicoTerapia Intensiva Dinamica Breve
Tra i trattamenti che si focalizzano sulle emozioni, la ISTDP riveste un ruolo di primo piano: la brevità e l’efficacia, scientificamente dimostrate da numerose ricerche, sono le caratteristiche principali di questo approccio. Il modello terapeutico ISTDP, creato dallo psichiatra Habib Davanloo a partire dagli anni ‘70, più di ogni altro facilita la rapida risoluzione di un ampio spettro di disturbi fisici, emotivi e relazionali.
La persona che lo sperimenta può valutare fin dai primi incontri se la terapia sta avendo un impatto significativo sulla sua vita e/o sui suoi sintomi. Le emozioni negative, spesso intrappolate in un nucleo conflittuale, che con il tempo diviene patogeno, vengono mobilizzate sin dalle prime ore di seduta, generando frequentemente un immediato sollievo e una riduzione anche istantanea di numerosi sintomi. I risultati di questo tipo di intervento terapeutico sono davvero sorprendenti, come attestano le ricerche del prof. Allan Abbass, ad oggi uno dei massimi esponenti del metodo, ricercatore e direttore del Center for Emotions and Health alla Dalhousie University in Halifax in Canada.
Il più importante sviluppo nella psicoterapia dalla scoperta dell’inconscio
Se Sigmund Freud ha “scoperto” l’inconscio, Habib Davanloo ha scoperto come riuscire davvero a dialogare con esso. La tecnica psicoanalitica infatti, così come si è evoluta dopo lo stesso Freud, ha dimostrato di essere inefficace in molti casi: un eccessivo incremento della durata del trattamento, un’eccessiva intellettualizzazione del processo, la dipendenza del paziente dal terapeuta e il perdurare delle problematiche riferite.
Eppure Freud, inizialmente, con la sua tecnica era piuttosto efficace: quasi tutti i casi trattati nelle primissime fasi del suo lavoro erano di durata relativamente ridotta, da poche sedute a diversi mesi. Bruno Walter, il direttore d’orchestra, fu trattato in sei sedute nel 1906; il compositore Gustav Mahler, che soffriva di parziale impotenza, venne trattato con successo con una sola seduta di quattro ore nel 1908. Il caso meglio documentato è quello de “l’uomo dei topi”, il quale soffriva di una grave nevrosi ossessiva e fu trattato con successo in undici mesi nel 1907.
Di fatto l’esperienza clinica dimostra che le intuizioni di Freud sull’uomo sono sostanzialmente corrette, ma la tecnica da lui e dopo di lui adottata per la cura è completamente inefficace per la maggior parte delle persone.
La ISTDP si è rivelata rivoluzionaria in questo senso perché gli effetti terapeutici cominciano a fare la loro comparsa fin dalle primissime ore di lavoro, i disturbi e i sintomi scompaiono in modo tale che al termine non resta traccia dei disturbi iniziali e i follow up a lunga distanza mostrano che la situazione è davvero risolta.
Questo approccio è stato ideato dallo psichiatra Habib Davanloo, in Canada, a partire dagli anni ’70. Gli interventi sono nati come frutto di una ricerca clinica , e sono stati, con un processo di prova ed errore, sistematizzati gradualmente in una tecnica.
Centrale per poter fare ciò è stato l’uso che Davanloo ha fatto della videoregistrazione delle sedute, con un approcciorealmente empirico (solo gli interventi che si mostravano efficaci venivano applicati) e un contatto diretto della tecnica con la biologia delle emozioni e con le neuroscienze.
David Malan, noto psicoanalista inglese, si rese conto che era testimone visivo di qualcosa di “incredibile per la sua efficacia” (Malan, 2006).
La brevità e la profonda efficacia sono infatti il frutto dell’attenzione che fin dal primo istante viene dedicata all’ansia e ai meccanismi di difesa che inconsapevolmente si attivano nella relazione con il terapeuta, facendo sì che a livello inconscio la persona riviva nel qui e ora proprio quella specifica ferita emotiva che è all’origine del problema. Il classico transfert della psicoanalisi viene così non interpretato intellettualmente, ma vissuto con il terapeuta nel qui e ora e tutte le emozioni conflittuali divengono consce mentre vengono esperite nel corpo, intensamente e profondamente, nella consapevolezza del presente. Questo fa comprendere immediatamente alla persona la radice più profonda del suo problema, apre letteralmente l’inconscio, mostra in vivo come il sintomo fisico sia il frutto di uno specifico conflitto emotivo taciuto alla coscienza ed espresso nel corpo e facendolo sentire, fluire e rivivere, lo risolve.
Un salto quantico nella consapevolezza di sé
La persona appare immediatamente sollevata, il corpo leggero, la coscienza illuminata da quello che è un vero e proprio salto quantico di consapevolezza di sé che Davanloo dichiarò: “con mio stupore cominciavo a vedere che la nevrosi si dissolveva davanti ai miei occhi”. Il paziente tornava alla seduta successiva cambiato, trasformato da un individuo gravemente autodistruttivo in un essere umano presente a sé, capace di instaurare relazioni autentiche, di far fronte alle difficoltà e di ottenere soddisfazioni e piaceri.
Citando ancora Malan: “Dobbiamo affermare come semplice verità che qui è avvenuto un miracolo del ventesimo secolo: è divenuta realtà la possibilità di abbreviare le terapie e renderle accessibili a una buona parte della popolazione. Freud ha scoperto l’inconscio, Davanloo ha scoperto come accedervi rapidamente” (Malan D., 1979).
La tecnica ISTDP e le sue straordinarie applicazioni
Nel modello ISTDP il paziente giunge a toccare i contenuti emotivi fino ad allora sepolti in profondità e che, in quanto repressi, hanno dato origine alla sintomatologia che lo affligge. Autorevoli studi dimostrano come l’ISTDP risulta essere efficace con problematiche quali disturbi depressivi, somatizzazioni, attacchi di panico, disturbi d’ansia, disturbi ossessivi, disturbi di personalità, disturbi fobici e tutti i sintomi fisici legati a qualsiasi tipo di patologia organica, anche cronica, grave e degenerativa o ritenuta inspiegabile. Sono moltissimi i casi in cui anche un singolo intervento (di una sola seduta) produce una remissione del sintomo.
In una prima seduta lunga, di circa 2 o 3 ore, si svolge una vera e propria “prova di relazione” il cui fine è quello di diagnosticare in fieri il funzionamento del sistema emozionale e individuare la radice emotiva dei disturbi, operazione che può anche condurre alla rimozione immediata dei sintomi. Le sedute successive sono solitamente di un’ora e mezza.
Nel corso degli ultimi 10 anni l’ISTDP è stata organizzata anche in blocchi di sedute (Block-Therapy) di 6-8 ore suddivise in 2 giorni consecutivi (3-4 ore a seduta), ripetibili a distanza di settimane o mesi.
L’ISTDP si pone l’obiettivo di rendere prima consapevole il paziente e poi di superare i processi per lo più inconsci che tengono sepolti i suoi sentimenti da venti, trenta o quarant’anni. Questo significa una focalizzazione sulle emozioni che il paziente prova e una chiarificazione delle modalità con cui blocca sia le emozioni sia il contatto con il terapeuta durante il trattamento. Nessun intervento viene applicato alla cieca, il che rende sicuro il processo, e il terapeuta è costantemente attivo nella comprensione di ciò che sta accadendo e nella guida del processo di apertura delle emozioni inconsce.
Esperite tali emozioni, saremo testimoni visivi del rilascio di tensione, ansia, di sintomi fisici e delle difese, e di uno straordinario e toccante processo di cura nel quale le emozioni evitate saranno infine fisiologicamente sperimentate, rivissute nella verità del corpo e del sentire ed elaborate in un’esperienza di relazione emozionale paziente-terapeuta profondamente riparativa e umanamente straordinaria.
Quando la più via breve ed efficace di cura non è la somministrazione di un farmaco
La realtà che sempre più grazie alla ISTDP si va delineando è che la biologia di una persona rispecchia la sua biografia e le patologie presenti nel corpo hanno alla base fattori emotivi, e l’azione su questi fattori comporta la cura dei sintomi fisici. L’Intensive Short-Term Dynamic Psychotherapy offre la possibilità di arrivare a una risoluzione dei sintomi nel minor tempo possibile, il che significa anche poter sospendere l’utilizzo di farmaci.
Autorevoli studi dimostrano che la ISTDP è in grado di attivare sia processi nella corteccia sia nel sistema limbico, così come mobilitare i cervelli di cuore e intestino, e l’azione ansiolitica e rilassante del nervo vago.
Il prof. Abbass, in un’intervista rilasciata a nonsoloanima.tv durante un convegno all’Università di Milano, ha parlato di una psichiatria che può curare sempre di più senza necessariamente dover contemplare l’impiego di farmaci. L’accesso alle emozioni conflittuali, l’esperienza viscerale e non solo la loro conoscenza intellettuale, permette di far svanire i sintomi spesso debilitanti e di regolare entro la soglia di tolleranza l’ansia che a essi è correlata e che svolge la specifica funzione di annebbiare le emozioni sepolte anche da trenta o quarant’anni.
La ricerca e la pratica clinica dimostrano chiaramente che l’ansia e le emozioni conflittuali sono legate tra loro: l’ansia ha ragion d’essere in quanto vi sono emozioni di carattere conflittuale che spingono verso una via di uscita. In altri termini, l’ansia si fa viva esattamente quando avremmo bisogno di esperire delle emozioni, coprendole.
In questa ottica, scientificamente validata e chiara sotto il profilo neurofisiolgico, ben si comprende come assumere farmaci cronicamente, in primis ansiolitici, analgesici o antiacidi e così via, sia da considerarsi un vero attacco contro se stessi, poiché questi farmaci finiscono per avere come unica funzione quella di sedare sintomi, rinunciando così alla possibilitàdi accedere a quei sentimenti che da tanto tempo chiedono, a volte anche disperatamente, di uscire e di cui i sintomi sono messaggeri.
Oggi l’ISTDP permette di affrontare definitivamente i sintomi senza rinunciare alle proprie emozioni, ovvero a se stessi.
Bibliografia
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